Comunicato Stampa

IFORMA ISEE, ANFFAS ONLUS: “L’INERZIA DELLE ISTITUZIONI È UN DANNO PER IL PAESE E PER I CITTADINI”

“SIAMO PREOCCUPATI PER I CITTADINI PIU’ FRAGILI CHE CONTINUANO AD AVERE NEGATIVE RIPERCUSSIONI NELL’ACCESSO E COMPARTECIPAZIONE AI SERVIZI”

15 ANNI DI INERZIA dei Governi statali che si sono succeduti dal 1998 ad oggi e che non hanno completato ciò che invece era previsto lo Stato facesse in materia di ISEE.

13 ANNI DI INERZIA dei Governi statali che si sono succeduti dal 2000 ad oggi e che non hanno mai definito i livelli essenziali delle prestazioni sociali, come previsto dalla Legge n.328/2000.

12 ANNI DI INERZIA degli organi competenti che, nonostante la riforma Costituzionale del 2001, non hanno definito i livelli concernenti i diritti civili e sociali da garantire sull’intero territorio nazionale (art. 117 lett. m della Costituzione Italiana)

Questo il conto fatto da Anffas Onlus – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale – che mette in evidenza le mancanze politico-istituzionali relative soprattutto alla ridefinizione dell’ISEE – Indicatore Situazione Economica Equivalente – definito sin dal 1998 con il Decreto Legislativo n. 109/1998 e la cui riforma è ancora oggi in fase di stallo. Dopo il recente incontro della Conferenza Unificata Stato-Regioni (con la sentenza 297/2012 i Giudici della Corte Costituzionale avevano disposto che la riforma non poteva essere emanata se non con l’intesa con le Regioni e le Autonomie Locali), infatti il decreto di riforma si è fermato a causa dell’iniziativa della Regione Lombardia che ha presentato numerosi e significativi emendamenti. Un nuovo stop, quindi, arrivato dopo una già lunga attesa, che produrrà ulteriori disagi ai cittadini più fragili (tra cui naturalmente rientrano le persone con disabilità e le loro famiglie) poiché a questo provvedimento sono legate questioni come compartecipazione al costo e accesso alle prestazioni.
“Anffas Onlus non entra in questa occasione nel merito di un provvedimento – con luci ed ombre – già ampiamente discusso nelle sedi istituzionali a cui è stata fatta anche pervenire la nostra opinione e proposta di modifica” afferma Roberto Speziale, presidente nazionale di Anffas “ma riteniamo legittimo, opportuno e necessario esprimere un severo giudizio nei confronti del comportamento delle Istituzioni”.
Continua il presidente: “In tutti questi anni, i cittadini, le persone con disabilità e le loro famiglie hanno dovuto avviare centinaia di ricorsi alla Magistratura per vedere affermati i loro diritti, ricorsi che sono costati e costano non solo in termini economici, ma che hanno logorato anche il rapporto tra Cittadini e Istituzioni. La ‘certezza del diritto’ è divenuta incertezza di esigibilità di diritti sanciti dalle Leggi, terreno di scontro sociale e giuridico, una situazione dovuta anche e soprattutto alle carenze di un sistema politico che non ha saputo (o voluto) compiere sino in fondo il proprio dovere, definendo regole, criteri, livelli essenziali costituzionalmente previsti, ma sistematicamente e drammaticamente disattesi”.
Conclude Speziale: “Quanto accaduto nei giorni scorsi nel confronto tra lo Stato, le Regioni e le Autonomie Locali è l’ennesimo episodio di un modo sbagliato di svolgere il proprio ruolo all’interno delle Istituzioni, perché non crea fiducia, non costruisce, ma, ritardo dopo ritardo, rinvio dopo rinvio, demolisce e scoraggia”.
Anffas Onlus ribadisce con forza la necessità che le norme che attengono al pieno godimento dei diritti civili e sociali costituiscano la vera e prioritaria agenda per le Istituzioni e vigilerà in modo ancora più stringente sui comportamenti di queste rendendo note le inerzie e le mancanze di chi non svolge con serietà il proprio ruolo e dovere.
Tutto ciò nel rispetto delle norme vigenti, a partire dalla Legge 18/1999 che ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che prevede livelli di vita dignitosi, anche dal punto di vista delle condizioni materiali.

NOTA SULLA GENESI DELLA RIFORMA ISEE
L’art. 5 della Legge 214/2011 (“Salva Italia”) stabiliva che entro Maggio 2012 il Governo avrebbe dovuto emanare la riforma dell’ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente) – definito sin dal 1998 con il Decreto Legislativo n. 109/1998. Una riforma “pesante” perché finalizzata non solo a come calcolare l’ISEE, ma anche per stabilire la soglia ISEE oltre la quale non sarebbe più consentito accedere a delle prestazioni, oltre a come rendere più efficaci i controlli.
Nei mesi successivi, anche se non previsto dalla Legge, il Ministero del Welfare ha positivamente promosso un ampio confronto con le parti sociali, comprese le federazioni nazionali delle persone con disabilità, FISH e FAND. Il confronto ha permesso di recepire in modo significativo alcune delle richieste avanzate dalla FISH. Tra queste, la più importante riguarda proprio una delle finalità della riforma: legare l’accesso alle prestazioni oggi concesse al puro titolo della menomazione (indennità di accompagnamento) solo a chi rimane al di sotto di una determinata soglia di ISEE. Un passaggio che, al momento, si è riusciti ad evitare. Altri problemi però rimangono, a partire dall’impostazione stessa del principio della compartecipazione al costo. Anffas infatti considera ciò che rientra nel progetto individuale della persona con disabilità escluso da ogni tipo di contribuzione alla spesa, in nome dei principi di non discriminazione e pari opportunità stabiliti dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
Nel mese di dicembre 2012 due sentenze della Corte Costituzionale hanno mutato in profondità l’intero quadro legislativo e giuridico in materia di ISEE.
Riguardo al Decreto Legislativo n.109/1998, rilevando che da allora ad oggi non sono mai stati emanati i decreti attuativi della norma, a partire dal principio che evidenzia la condizione economica del solo assistito in caso di disabilità grave e persone non autosufficienti ultra 65enni (sentenza 296/2012).
Riguardo alla riforma dell’ISEE, invece, i Giudici della Corte Costituzionale hanno disposto che la riforma non può essere emanata se non dopo avere cercato l’intesa con le Regioni e le Autonomie Locali (sentenza 297/2012).
Tra dicembre 2012 e gennaio 2013, raccolti i necessari pareri, la bozza di decreto è giunta sui tavoli della Conferenza Unificata, dove, nonostante i pareri favorevoli sin lì raccolti, il decreto si è fermato a causa dell’iniziativa della Regione Lombardia, che ha presentato numerosi e significativi emendamenti.
Le sorti del decreto di riforma dell’ISEE sono ora appese a pochi esili fili, e solo il tempo da qui alle elezioni politiche ci potrà dire che esito avrà.